Archivio per la categoria I PRIGIONIERI POLITICI

liberare i detenuti indios in sciopero della fame in carcere in Chiapas

La Jornada – Sabato 5 novembre 2011

Sempre più pressante la richiesta di liberare i detenuti indios in sciopero della fame in carcere in Chiapas

 Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 4 novembre. “Il governo ha ignorato i nostri diritti. Chiediamo che dia la libertà a noi che siamo in sciopero della fame da 37 giorni”, ha dichiarato oggi Pedro López Jiménez, portavoce della protesta dalla prigione N. 5 di San Cristóbal. “La nostra salute è compromessa”, ha aggiunto. “Il governo sarà responsabile dell’eventuale perdita di vite”.

López Jiménez ha ribadito a La Jornada che è “molto importante anche la liberazione del fratello Alberto Patishtán, portato in una prigione federale a Guasave (Sinaloa)”.

Arrivati a questo punto, finalmente il governo del Chiapas e la chiesa Cattolica hanno dato segni di vita rispetto allo sciopero della fame degli 11 indigeni nelle prigioni N. 5, N. 6 (Motozintla) e N. 14 (El Amate, Cintalapa).

Pueblo Creyente, organizzazione di base della diocesi di San Cristóbal, ha invitato a “pregare per il nostro fratello Alberto Patishtán Gómez, affinché la fede che l’ha sostenuto tutti questi anni, continui a mantenendo forte di fronte a questa dura prova”. Pueblo Creyente, che ebbe un ruolo decisivo nel precedente sciopero della fame dei detenuti nel 2008, durato 41 giorni, ottenendo liberazione di decine di indigeni “prigionieri politici”, ha denunciato che il trasferimento di Patishtán è stato “una nuova rappresaglia per il suo lavoro di presa di coscienza ed evangelizzazione all’interno della prigione”.

Pueblo Creyente ha comunicato che il vescovo locale, Felipe Arizmendi Esquivel, ha chiesto “aiuto” al suo omologo di Sinaloa affinché “si occupino di Alberto in questa nuova e difficile situazione nella prigione N. 8 di Guasave”. L’organizzazione ha affermato: “È molto importante pronunciarci in questo momento per ottenere la liberazione di nostro fratello Alberto”, al quale il vescovo Samuel Ruiz García consegnò un riconoscimento, due anni fa in carcere, “per il suo lavoro come custode del popolo e difensore dei diritti umani”.

Da parte sua, la sottosegreteria del Ministero di Grazie e Giustizia ha comunicato che, “in coordinamento con la Commissione Statale dei Diritti Umani (CEDH), ha esaudito la richiesta di otto internati del Crcere N. 5 di far entrare un gruppo di medici privati”. Il titolare della sottosegreteria, José Antonio Martínez Clemente, ha dichiarato che “si sta fornendo tutta l’assistenza richiesta dai detenuti; inoltre, la CEDH ha sollecitato l’ingresso di medici affinché accertino lo stato di salute dei detenuti”.

Ha detto che, “come misura di negoziazione alle sue richieste, hanno ottenuto l’accordo con la CEDH per non incorrere in mancanze che possano privarli dei loro diritti particolari”. Il funzionario non ha fatto menzione dei detenuti a Motozintla e Cintalapa, Juan Collazo Jiménez ed Enrique Gómez Hernández. Non ha neppure fatto riferimento alla vera richiesta degli indigeni: la loro immediata liberazione.

E, mentre il governatore chiapaneco Juan Sabines Guerrero si è incontrato questo giovedì a Washington col titolare dell’Organizzazione Panamericana di Salute per affrontare “le politiche pubbliche promosse dal Chiapas in materia di salute, come la lotta contro le malattie dovute all’arretratezza”, gli scioperanti hanno informato della morte di Natanael, figlio di Rosa López Díaz ed Alfredo López Jiménez, detenuti tzotziles che partecipano alla protesta.

Il bambino è deceduto dopo essere stato respinto dall’ospedale di San Cristóbal (e prima ancora dall’ospedale di Teopisca), “perché non avevamo soldi”, come ha riferito il nonno del bimbo alle famiglie in presidio nella piazza di San Cristóbal (presidio a ostegno delle istanze dei detenuti). In aggiunta, il personale della clinica ha accusato il padre di Alfredo che, confessa, “non avevo i soldi nemmeno per tornare a casa”. http://www.jornada.unam.mx/2011/11/05/politica/015n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Iniziative pro zapatisti

Los de Abajo

 Iniziative pro zapatisti

Gloria Muñoz Ramírez

Questa settimana si registrano una serie di iniziative nazionali ed internazionali intorno alle comunità zapatiste ed ai prigionieri politici in sciopero della fame in Chiapas. Gli appelli non sono solo alla solidarietà, ma all’accompagnamento civile e pacifico, con una lotta che non riguarda unicamente i popoli in resistenza del sud del Messico, bensì la comunità globale che combatte le proprie battaglie e che si è mantenuta attenta a quello che succede tra le comunità in resistenza.

In questi momenti, intorno alla comunità zapatista di San Patricio, appartenente al caracol di Roberto Barrios, nel nord del Chiapas, prosegue l’accerchiamento dei gruppi paramilitari che non permettono alle basi di appoggio dell’EZLN di andare a lavorare nei campi di mais. “La nostra solidarietà è necessaria affinché, nonostante le avversità causate dai gruppi paramilitari, i compagni e le compagne zapatisti resistano contro queste aggressioni provenienti dai tre livelli del governo”, denuncia la Rete Nazionale Contro la Repressione e per la Solidarietà, che sta organizzando una raccolta di denaro, viveri, medicinali e materiale scolastico, tra altre cose.

La Rete stessa ricorda che “dal 7 settembre scorso la comunità di San Patricio, municipio autonomo La Dignità, è minacciata dal gruppo paramilitare Paz y Justicia di invadere e sgomberare il villaggio, col pretesto che non pagano l’imposta prediale, e che se non consegneranno le terre recuperate li massacreranno tutti. Hanno circondato la popolazione e non li lasciano uscire per andare a procurarsi da mangiare, hanno ammazzato gli animali, distrutto i raccolti, intimoriscono le donne e i bambini ed hanno costruito delle capanne sui loro campi coltivati”.

Contemporaneamente si organizzano diverse mobilitazioni per chiedere la liberazione dei 10 prigionieri politici in sciopero della fame in tre prigioni del Chiapas, e del professor Alberto Patishtán Gómez, che è stato trasferito arbitrariamente nella prigione di Guasave, Sinaloa. Tutti loro sono in sciopero della fame e digiuno dal 29 settembre, ed in questi momenti il loro stato di salute è allarmante, perché secondo l’ultimo bollettino medico gli scioperanti accusano vista annebbiata, debolezza e difficoltà a camminare, tra altre complicazioni.

Di fronte alla gravità della situazione ed alla mancanza di risposte da parte del governo statale, gli aderenti all’Altra Campagna lanciano un appello urgente a realizzare azioni, nella maniera che ognuno riterrà più opportuna, il prossimo 7 novembre, “per chiedere la liberazione immediata dei compagni in sciopero della fame e digiuno”. Sta inoltre circolando una raccolta di firme da inviare all’indirizzo di posta elettronica noestamostodxs@riseup.net.

http://www.jornada.unam.mx/2011/11/05/opinion/012o1pol

losylasdeabajo@yahoo.com.mx

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Mobilitazione mondiale

La Jornada – Giovedì 3 novembre 2011

Annunciata una mobilitazione mondiale a sostengo degli indigeni in sciopero della fame

Hermann Bellinghauen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 2 novembre. Collettivi, organizzazioni sociali e comunità dell’Altra Campagna hanno lanciato una mobilitazione nazionale ed internazionale in solidarietà con lo sciopero della fame in Chiapas, per chiedere, con diverse manifestazioni, la liberazione degli indigeni rinchiusi nelle prigioni di San Cristóbal de Las Casas, Cintalapa e Motozintla, che sono da 35 giorni in sciopero della fame. La giornata di protesta avrà luogo il prossimo lunedì 7 novembre.

Spicca la solidarietà nazionale e internazionale registrata già in molti stati del Messico, in Italia, Francia, Spagna, Norvegia, Inghilterra, Svizzera e Finlandia, tra gli altri, che si è manifestata in azioni per chiedere la “liberazione immediata dei compagni”.

Ciò nonostante, si aggiunge nella convocazione, “il governo dello stato continua a tenerli prigionieri, invisibili; ha trasferito a Guasave, Sinaloa, il nostro fratello e compagno Alberto Patishtán e frustato le azioni solidali, in particolare il presidio che i familiari dei detenuti stanno mantenendo dall’8 di ottobre nella piazza della cattedrale di San Cristóbal.

Nella convocazione si ricorda che lo scorso 29 settembre, un gruppo di detenuti appartenenti alla Voz del Amate, Solidarios de la Voz del Amate e Voces Inocentes si sono dichiarati in sciopero della fame e digiuno. Alfredo López Jiménez, Alejandro Díaz Sántiz, José Díaz López, Pedro López Jiménez, Juan Díaz López e Rosario Díaz Méndez, reclusi nel Carcere N. 5 di San Cristóbal de Las Casas, “hanno iniziato uno sciopero della fame totale per chiedere la loro immediata e incondizionata liberazione”. Con loro hanno iniziato un digiuno di 12 ore al giorno e con le stesse rivendicazioni, Rosa López Díaz, Alberto Patishtán Gómez e Andrés Núñez Hernández.

Il 3 ottobre si sono uniti al digiuno Enrique Gómez Hernández, nel Carcere N. 14, El Amate, e Juan Collazo Jiménez, nel Carcere N. 6 di Motozintla.

Insieme al presidio dei familiari a sostengo dello sciopero della fame e digiuno, firmano: Red contra la Represión y por la Solidaridad Chiapas, Grupo de Trabajo No estamos Todos, Brigada Feminista, Camino del Viento, Comité Ciudadano para la Defensa Popular (Cocidep), Rebeldeando Dignidad, Consejo Autónomo de la Costa, le comunità di Cruztón, Candelaria el Alto, 24 de Mayo, Busiljá, San Juan las Tunas, Ejido Cintalapa e Frente Popular Francisco Villa Independiente, aderenti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo

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34esimo giorno di sciopero

La Jornada – Mercoledì 2 novembre 2011

Nel carcere di San Cristóbal gli indigeni sono al 34° giorno di sciopero della fame. La loro salute peggiora nell’indifferenza delle autorità

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1º novembre. Proseguono. Saranno invisibili? Su un foglio fissato con del nastro adesivo è riportato il numero dei giorni di presidio di fronte alla cattedrale: oggi sono 26. Sono diverse famiglie che sono aumentate di numero e dimagriscono a fisarmonica durante il giorno. Tenaci, chiedono con la loro presenza, i cartelloni, gli striscioni ed un discreto impianto stereo, la liberazione dei loro familiari. Bambini e anziani di Chamula, Mitontic, Tenejapa, Chenalhó, El Bosque, San Cristóbal, accompagnano da qui i detenuti dell’Altra Campagna in sciopero della fame da 34 giorni.

Il municipio voleva cacciare le famiglie, come parte del radicale e fugace maquillage subito da questa città coloniale in occasione del forum mondiale del turismo “di avventura”; ma poi ha desistito. Lo scorso fine settimana in questa stessa piazza si sono svolti grandi concerti del festival Cervantino Barocco. Ed il presidio sempre lì, con i suoi striscioni per la libertà dei “prigionieri politici”. Come se non ci fossero. E così sotto la pioggia torrenziale di stagione.

Anche se molti passanti, centinaia ogni giorno, si fermano a leggere le loro richieste e guardare con insistenza la serie di ritratti dipinti di tutti i detenuti, sobri ed espressivi, per loro non cambia niente. Come diceva Alberto Pastishtán prima che lo “estradassero” a Guasave, Sinaloa, “il governo è sordo e non ascolta le nostre richieste”. O forse no, perché ha deciso di metterlo a tacere. I giorni passano. Un attivista dell’Altra Campagna che partecipa al presidio indigeno dice: “Il governo ha il tempo dalla sua, può aspettare un’altra settimana, mentre i compagni sono sempre più deboli”.

In relazione alle condizioni degli scioperanti, è stato diffuso un nuovo bollettino medico, che alla fine si è potuto redigere domenica, anche se senza strumenti di nessun tipo, condizione dettata dalle autorità del Carcere N. 5 di San Cristóbal per permettere la visita. Il bollettino riferisce che i detenuti in protesta sono “in netto peggioramento”. Presentano nausea, mal di testa e nel corpo, principalmente le articolazioni, e disturbi gastrici. Crampi giorno e notte. Debolezza costante.

La sintomatologia “si è aggravata in tutti”; alcuni hanno la vista annebbiata, o la voce debole, e così il. Sviluppano intolleranza al miele e difficoltà a stare in piedi o camminare anche per brevi distanze, cosicché giacciono quasi permanentemente nel cortile della prigione.

Secondo il parere medico, si va verso un peggioramento e l’esaurimento delle riserve fisiche, “cosa che implica un maggiore danno fisico man mano che aumentano i giorni di sciopero”. Otto di loro non assumono cibo. Altri due digiunano per 12 ore al giorno. E di Patishtán, a Sinaloa, non si sa nulla.

Nella sezione femminile del carcere di San Cristóbal, Rosa López Díaz digiuna da 34 giorni. Presenta “cambiamenti nell’aspetto, occhiaie, mal di stomaco, nausea, debolezza, stanchezza e intorpidimento”.

Col tempo contro, Pedro López Jiménez, nuovo portavoce della protesta, ha fatto arrivare ai familiari alcuni “pensieri” dal suo sciopero: “La pioggia fa germinare ogni tipo di piante, anche tu puoi con le tue parole”.

Anche Andrés Núñez Hernández ha mandato i suoi: “La lotta è come una luce che ti fa vedere tutti i tuoi cari nel mondo. La lotta è come una torcia che illumina le nostre strade, che ci conduce alla vera libertà. Non lasciare che si spenga!” http://www.jornada.unam.mx/2011/11/02/politica/017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Negata assistenza in carcere

La Jornada – Martedì 1° Novembre 2011

Negata assistenza medica ai detenuti in sciopero della fame in Chiapas

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 31 ottobre. Questo fine settimana, per due volte, il direttore del Carcere N. 5 di questo municipio ha negato l’accesso ai medici indipendenti che volevano visitare i detenuti in sciopero della fame della Voz del Amate, Voces Inocentes e Solidarios de la Voz del Amate, aderenti dell’Altra Campagna.

Reclusi in tre prigioni del Chiapas, gli indigeni hanno annunciato che in occasione del Giorno dei Defunti innalzeranno un altare in memoria degli zapatisti caduti nel 1994, quando “i compagni diedero le loro vite per reclamare giustizia e benessere per tutti; uomini e donne come loro non muoiono mai perché vivono nei nostri cuori”.

Lo scrittore John Berger ha inviato una lettera in solidarietà con lo sciopero della fame, nella quale sostiene che il trattamento che ricevono gli scioperanti “è un esempio allarmante del disprezzo dell’attuale governo verso le aspirazioni ed i diritti dei popoli che reprime e domina”.

Dalla prigione i detenuti oggi dicono: “Il nostro stato di salute sta peggiorando, alcuni dei nostri compagni accusano perdita di memoria e nausea. Il compagno Rosario Díaz Méndez sta molto male, il suo livello di glucosio è troppo alto”.

A 33 giorni di sciopero della fame, tornano a chiedere al governatore Juan Sabines Guerrero di “intervenire immediatamente per la nostra liberazione”. Esortano inoltre il governo federale “a dare istruzioni per il ritorno di Alberto Patishtán Gómez e la sua  immediata liberazione”.

Insistono sui loro ingiusti arresti “per reati che non abbiamo mai commeso”, ma “il governo non ha risolto i nostri casi”. Esigono rispetto per lo sciopero della fame che ha iniziato Juan Collazo Jiménez il 27 ottobre a Motozintla. Aggiungono che il direttore di quella prigione, Pascual Martínez Cervantes, ed il giudice, Rogelio Ángel Camacho, “hanno minacciato il nostro fratello di trasferirlo in un altro centro o di punirlo mettendolo in isolamento”.

E dichiarano: “Siamo in prigione perché siamo poveri, analfabeti e non parliamo lo spagnolo. Esigiamo le nostre libertà che ci hanno rubato”.

Intanto, quattro collettivi dell’Altra Campagna in Chiapas (Red Contra la Represión y por la Solidaridad, Grupo de Trabajo No estamos Todos, La Otra Salud e Colectivo Contra la Tortura y la Impunidad) hanno denunciato che le autorità della prigione di San Cristóbal “hanno impedito diverse volte l’ingresso di personale medico”. Sabato 29 “è stato impedito l’accesso di una brigata medica con personale proveniente da Città del Messico”. Anche domenica, nonostante fosse giorno di visita generale, è stato impedito il loro ingresso. Inoltre, è stato impedito l’ingresso anche di familiare e amici.

Queste misure, come il trasferimento di Patishtán, “sono volte a reprimere il loro diritto di manifestare. I collettivi sottolineano “le violazioni di diritti umani da parte di José Antonio Martínez Clemente, sottosegretario degli Istituti di Pena, e José Miguel Alarcón García, commissario del Carcere N. 5, che mettendo a rischio la vita dei compagni”.

Lo sciopero della fame, sostengono, “è uno strumento riconosciuto a livello universale per difendere i diritti umani e denunciare e dare visibilità alle violazioni”. Per alcuni “costituisce una delle ultime forme pacifiche di difesa, quando altri mezzi anche legittimi e legali sono stati ignorati e soffocati”.

Rilevano che una delle implicazioni della protesta è il rischio per la salute. Per questo, “l’assistenza medica è un diritto indiscutibile, riconosciuto da diverse legislazioni internazionali e la cui privazione non è giustificabile da nessun argomento”. La Convenzione di Malta precisa che gli scioperanti, “in particolar chi si trova privato della libertà, ha diritto a che personale medico esterno all’istituzione penale” fornisca assistenza e accompagnamento. http://www.jornada.unam.mx/2011/11/01/politica/018n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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John Berger ai detenuti in sciopero

Lettera di John Berger ai detenuti in sciopero della fame in Chiapas

 Ai detenuti in Chiapas

John Berger

Oggi ho ricevuto una lettera di undici compagni nelle prigioni messicane che sono in sciopero della fame. Il trattamento che ricevono è un esempio allarmante del disprezzo dell’attuale governo verso le aspirazioni e i diritti dei popoli che reprime e domina. Dobbiamo protestare come possiamo. Agite per favore! Fate sentire la vostra voce! Questa è la risposta che ho inviato ai detenuti:

Grazie per la vostra lettera; è stato un onore riceverla. Site accusati di omicidio perché non osano accusarvi di amore. Ed è il vostro esempio di amore ciò che essi temono.

Il coraggio del vostro sciopero della fame deriva dal fatto che sapete bene che le vostre vite hanno un senso, e questo senso risuona dentro voi e per gli altri durante ogni lungo giorno.

Nel frattempo, i vostri aguzzini sono persi nella violenza del nonsenso.

Vi mando la mia solidarietà ed appigli per la speranza.

John Berger 

Francia

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Solidarietà con gli scioperanti

La Jornada – Venerdì 28 Ottobre 2011

Si susseguono le dimostrazioni di solidarietà con gli indigeni in sciopero della fame nelle tre prigioni del Chiapas

HERMANN BELLINGHAUSEN

Si susseguono le espressioni di solidarietà e supporto con lo sciopero della fame e digiuno dei detenuti indigeni in tre prigioni del Chiapas per chiedere la loro scarcerazione, ed in particolare con il professor Alberto Patishtán Gómez, il cui trasferimento alla Prigione N. 8, a Guasave, Sinaloa, ha suscitato lo sdegno del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità (MPJD) e delle organizzazioni civili che promuovono l’assegnazione del premio jTatic Samuel jCanan Lum 2012, che anche loro hanno manifestato solidarietà con i detenuti in sciopero della fame e digiuno nelle prigioni N. 5 a San Cristóbal de Las Casas, N. 14 a Cintalapa e N. 15 a Copainalá, così come dei loro familiari che si trovano in presidio permanente nella Piazza della Cattedrale di San Cristóbal.

Pedro López Jiménez, portavoces della protesta indigena, ha dichiarato a La Jornada che, dopo 29 giorni di sciopero, “la nostra salute si sta deteriorando, abbiamo ormai molti disturbi, ma siamo decisi e proseguiremo per chiedere la nostra liberazione; siamo ingiustamente in carcere, il governo lo sa ma continua a restare sordo”. Ha confermato che non ancora non è stato possibile entrare in contatto con Patishtán.

In un messaggio a Patishtán Gómez, il MPJD, guidato dal poeta Javier Sicilia, dice al detenuto indigeno: “Il suo arresto, la sua condanna ed il suo trasferimento a nord del paese, come fosse un criminale pericoloso, è un’ulteriore chiara prova della mancanza di giustizia che viviamo e che richiede le nostre migliori energie per costruire il paese e la giustizia di cui abbiamo bisogno”.

Il MPJD riferisce: Il 14 ottobre abbiamo informato pubblicamente della sua situazione il presidente Felipe Calderón, il quale aveva detto che si sarebbe informato, e ci siamo indignati del suo improvviso trasferimento a Guasave, Sinaloa, lontano dai tutti i suoi parenti e amici”.

Dice allo “stimato professore”, riconosciuto difensore dei diritti dei detenuti: “Lei ha avuto la solidarietà e la sensibilità permanente dei suoi compagni in prigione, ai quali sono stati violati i diritti umani, e si è dedicato a chiedere giustizia”.

Le organizzazioni del jCanan Lum ricordano che il 26 gennaio 2010 l’allora vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas visitò la Prigione N. 5, per consegnare a Patishtán Gómez il jTatic Samuel jCanan Lum, “come riconoscimento per il suo profondo impegno umano con cui, dalla prigione, porta avanti la causa di chi è ingiustamente imprigionato e, con la sua fede, promuove la difesa dei diritti umani, riuscendo ad ottenere la liberazione di 40 di queste persone, sebbene egli stesso continui a restare in prigione a scontare un’ingiusta condanna”.

Le organizzazioni riaffermano il loro supporto a Patishtán “nella sua lotta per la libertà e la giustizia” e si appellano alle autorità “affinché assicurino il ritorno di Patishtán nel centro di detenzione più vicino alla sua famiglia nel più breve tempo possibile, come indicano gli organismi internazionali dei diritti umani”.

Intanto, L’Altra Campagna ha realizzato una manifestazione davanti alla sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a Città del Messico, a sostegno dei detenuti, denunciando inoltre che l’ONU segue una “Agenda Chiapas” in base alla quale “sostiene e finanzia” il governo del Chiapas “come difensore dei diritti umani”.

Infine, secondo l’ultimo bollettino medico sullo stato di salute degli scioperanti, “la debolezza e nausea aumentano, ed anche la loro voce ormai è debole”. Hanno perso in media otto chili, molti soffrono di diarrea e dolori addominali, condizione che aumenta la  disidratazione. http://www.jornada.unam.mx/2011/10/28/politica/020n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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21 ott: azione internazionale per i prigionieri in Chiapas

21 ott: azione internazionale per i prigionieri in Chiapas
In caso di adesione e per raccontare la vostra azione (anche uno striscione, un volantino, un graffito…) ai prigionieri politici in lotta, mandate il vostro report o qualche foto a:

nodosolidale@autistici.org
noestamostodxs@riseup.net


San Cristobal de Las Casas, Chiapas.
11 ottobre 2011

A la Sesta Internazionale
Alle organizzazioni, collettivi ed individui aderenti all’Altra Campagna

Compagni e compagne,
un saluto ribelle dal sud-est messicano.

Il giorno 29 settembre 2011 i/le prigionier* politic* del collettivo La Voz del Amate, Solidari*s de La Voz del Amate, il prigioniero del collettivo di ex-carcerati Voces Inocentes e i prigionieri aderenti all’Altra Campagna del villaggio di Mitziton, hanno iniziato uno sciopero della fame indefinito e un digiuno di 12 ore giornaliere, due forme di lotta volte a ottenere la propria liberta’, sottratta da verdetti infami e falsi, e a difendere i diritti umani dei detenuti in Chiapas.

Il giorno 8 ottobre 2011, i/le familiari dei/lle prigionier* in lotta hanno cominciato un presidio permanente nell’atrio della cattedrale di San Cristobal de Las Casas, Chiapas, per rafforzare la lotta dei loro cari, rinchiusi ingiustamente nei vari penitenziari dello stato.

I/le familiari dei/lle prigionier* politic* in lotta, il Gruppo di Lavoro “No Estamos Todxs” e la Rete contro la Repressione e per la Solidarieta’ Chiapas convocano per VENERDI’ 21 OTTOBRE le organizzazioni, i collettivi, e le individualita’ solidali e aderenti all’Altra Campagna – negli orari e nelle forme che ognuno riterra´ opportune – a una serie di azioni decentralizzate internazionali di solidarieta’ ai/lle nostri/e prigionieri/e.

Esigiamo la liberta’ immediata ed incondizionata di tutt* i/le compagn* che si sono dichiarat* in sciopero della fame e digiuno lo scorso 29 settembre e i due compagni che si sono aggiunti con gli stessi reclami, lo scorso 3 ottobre.

Saluti fraterni.

Familiari dei/lle prigionier* politic*
Red Contra la Represion y por la Solidaridad, Chiapas
Grupo de Trabajo “No Estamos Todxs”

Pres@s Politic@s Libertad!

Se toccano un* di noi, toccano tutt* noi!

Abbattiamo i muri delle galere!

Viva l’Altra Campagna!

per maggiori informazioni (in castigliano):
http://noestamostodxs.noblogs.org


COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ DELLA PIRATA

Nell’Europa del Sud, ottobre 2011.

Un grido di silenzio ci scuote dall’altra parte del mondo.

Lo sentite?

E’ un grido di rabbia per troppe ingiustizie. E’ un grido gonfio di dignita’, umile ma duro. Viene dalle viscere.

E’ lo sciopero della fame dei prigionieri politici del collettivo La Voz del Amate – di nuovo -, dei “Solidari@s de La Voz del Amate”, del villaggio tzotzil di Mitziton, del collettivo di ex carcerati di “Voces Inocentes”. E’ il grido di tredici indigeni del Chiapas che dal 29 settembre 2011 stanno rifiutando il cibo, otto in sciopero della fame indefinito e cinque con un digiuno giornaliero di 12 ore, per esigere, con questa azione estrema, la propria immediata scarcerazione.

Giorno dopo giorno il loro stato di salute, gia’ precario, peggiora.

Per questo motivo e’ urgente la solidarieta’ e l’azione di quanti lottano nei quattro angoli del pianeta. Sono stati arrestati per il fatto di essere indigeni, disprezzabili agli occhi del potere, e continuano ad essere perseguitati perche’ non si sono rassegnati e lottano per la verita’, per la propria ed altrui liberta’.

Quante volte, nelle nostre lotte, abbiamo sentito o vissuto una situazione identica?

Nello sciopero della fame e nella degna lotta di Alberto e Rosario, Juan e Manuel, Alfredo e Rosa, Pedro e Juan, Alejandro, Andres, Jose, Enrique e Juan, noi vediamo la rabbia muta e forte di migliaia di prigionieri politici palestinesi sequestrati in Israele; di migliaia di migranti che rifiutano i pasti dopati e si rivoltano nei Centri di Identificazione ed Espulsione europei dove sono rinchiusi; dei Mapuche che con i loro lunghissimi scioperi della fame stanno respingendo la legge anti-terrorista in Cile; in questa rabbia e in questo grido si riconoscono i curdi nelle segrete turche, i baschi e le basche torturate nei moduli FIES, tutti i/le dissidenti intrappolat* fra queste pareti umide e sporche tra le quali provano a schiacciare le idee.

Per tutto cio’ ci siamo presi il compito, insieme ad altri collettivi europei, di diffondere nei nostri spazi la protesta di questi prigionieri e prigioniere del Chiapas.
Che lo sappia il governo messicano: non potra’ piu’ affogare nell’oblio i nostri fratelli indigeni!

Ricordiamo che gia’ nel 2008 il collettivo di detenuti “La Voz del Amate” intraprese uno sciopero della fame che porto’ alla liberazione di oltre cento carcerati. Allora prese vita un gran movimento solidale di aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’EZLN e non solo; questo movimento assedio’ il Potere da fuori, mentre dentro i compagni davano l’esempio con 41 giorni di sciopero della fame. Oggi urge nuovamente la nostra azione: i familiari dei prigionieri in lotta hanno gia’ montato un presidio permanente nella piazza della Cattedrale di San Cristobal…

A loro, ai/lle prigionieri/e in lotta, alle organizzazioni piu’ coinvolte mandiamo il nostro abbraccio complice.
Cordonati, uniti, libereremo i prigionieri e costruiremo una societa’ senza galere.

La Pirata (Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l’Autogestione Tessendo Autonomia):

Collettivo Zapatista “Marisol” de Lugano – http://czl.noblogs.org/
Nodo Solidale – http://www.autistici.org/nodosolidale/
Nomads de XM24 – http://nomads.indivia.net/

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Rosa, prigioniera politica del Chiapas in gravi condizioni di salute

Rosa e’ un’indigena detenuta nel carcere di San Cristobal de Las Casas, Chiapas. E’ accusata di un delitto che non ha mai commesso e per farla confessare fu torturata mentre era al 4 mese di gravidanza. In una lettera passata, Rosa racconto’ quell’agghiacciante tortura e la consecuente nascita di un figlio con una paralisi cerebrale. Nuovamente Rosa vive condizioni di salute precarie (come denuncia nel testo che segue) e, di fronte al silenzio delle istituzioni, dal 29 settembre si e’ unita alla protesta dei detenuti politici del collettivo “La Voz del Amate” e i “Solidarios”: nove prigionieri in sciopero della fame e quattro in digiuno (per motivi di salute, fra cui Rosa).

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Scarcerato uno dei 5 di Bachajón.



La Jornada – Venerdì 8 luglio 2011

Disposta la scarcerazione dell’attivista di Bachajón

Elio Henríquez. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 7 luglio. Il giudice María Guadalupe Flores Rocha, competente peri il carcere minorile Villa Crisol, ha disposto la libertà condizionata per Mariano Demeza Silvano, uno dei cinque aderenti all’Altra Campagna dell’ejido San Sebastián Bachajón, municipio di Chilón, arrestati agli inizi del marzo scorso con l’accusa di omicidio, danneggiamenti ed attentato alla pace pubblica, dopo uno scontro con militanti priisti per la disputa del centro turistico delle Cascate di Agua Azul.

Rappresentanti del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) hanno comunicato che il minorenne, di 17 anni, sarebbe stato scarcerato giovedì per essere assegnato al Sistema per lo Sviluppo Integrale della Famiglia (DIF) municipale di Chilón per svolgere lavori a favore della comunità. (….) http://www.jornada.unam.mx/2011/07/08/politica/020n3pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Voz del Amate denuncia furti e abusi.

La Jornada – Giovedì 9 giugno 2011

I “prigionieri politici” della Voz del Amate denunciano furti e abusi della polizia

Hermann Bellinghausen

I “prigionieri politici” della Voz del Amate, aderenti all’Altra Campagna reclusi nel Centro Statale di Reinserimento Sociale (CERSS) numero 5,a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, denunciano un operativo a sorpresa ingiustificato del gruppo chiamato Lobo, che è entrato nelle loro celle rubando oggetti e denaro. Prosegui la lettura »

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[04-06-2011] Festa della libertà di Abraham a Xanica, Oaxaca

Festa  della libertà di Abraham a Xanica, Oaxaca

Sabato 4 giugno, nella comunita’ zapoteca di Santiago Xanica, s’e’ festeggiata la liberazione del compagno Abraham Ramirez Vasquez.Mandiamo alcuni materiali inerenti all’evento.


 

Intervista audio a Abraham Ramirez Vazquez

Qui potete ascoltare un’intervista in spagnolo all’ex prigioniero politico Abraham Ramirez Vazquez, realizzata nel suo villaggio dopo la liberazione. Abraham fu detenuto ingiustamente dal gennaio 2005 a fine aprile 2011. In questa intervista racconta la sua vicenda politica, la lotta del popolo zapoteco, l’arresto e il periodo in carcere, l’appoggio delle organizzazioni nazionali ed internazionali.

http://www.archive.org/download/EntervistaAbrahamRamirezVazquez/intervistaABRAHAM.mp3

Lingua: Spagnolo
Durata: 47’07”

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La festa della libertà a Xanica

Santiago Xanica, 4 giugno 2011

La festa della libertà a Xanica

Finalmente un giorno di festa. Sono anni che aspettiamo questo momento e le vittorie sono così rare nello scontro quotidiano con l’esistente che vale la pena celebrarle alle grande. Nel Messico delle comunità contadine, poi, nessuno si lascierebbe sfuggire una occasione così ghiotta per zompettare in allegria al ritmo della salsa, della cumbia e della musica ranchera. Prosegui la lettura »

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Chomsky, Zibechi e Tischler tra i firmatari.

La Jornada – Venerdì 20 maggio 2011

“Dichiarazione Mondale” de personalità e ONG per chiedere la liberazione dei 5 indigeni chiapanechi. Tra i firmatari anche Chomsky, American Indian Movement e lo scrittore guatemalteco Sergio Tischler

Hermann Bellinghausen

Per la liberazione dei cinque contadini tzeltales di San Sebastián Bachajón arrestati in Chiapas si sono pronunciati l’intellettuale Noam Chomsky; Prosegui la lettura »

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Dichiarazione Mondiale per i 5 di Bachajón.

Dichiarazione Mondiale a Sostegno degli Idigeni Tseltales di San Sebastián Bachajón Aderenti all’Altra Campagna

In Chiapas gli investimenti nel turismo e nelle infrastrutture, nella logica di “sviluppo” governativo attraverso il progetto Centro Integralmente Planificado Palenque (CIPP) che a sua volta fa parte del progetto più ambizioso denominato Mesoamérica (già noto come il Plan Puebla Panamá), sono ormai una contesa Prosegui la lettura »

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