Dopo 13 mesi liberano tzeltal accusato di omicidio per mancanza di prove


FONTE: La Jornada: http://www.jornada.unam.mx/2013/01/26/politica/019n1pol

San Cristóbal de las Casas, Chiapas. 25 gennaio, inviato Hermann Bellinghausen. Francisco Sántiz López, base d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), è stato liberato questo pomeriggio dal carcere di San Cristobal, a causa dell’assenza di prove per le accuse che lo tenevano in prigione da 13 mesi e mezzo.

Padre di otto e nonno di 12,contadino e commerciante tzeltal militante nelle basi d’appoggio zapatiste per più di 20 anni, ha dichiarato, appena passato dall’altro lato delle sbarre: “Continueremo la lotta nell’EZLN, continueremo su questa strada e vinceremo”.

La volontà di liberarlo aveva generato un movimento di solidarietà internazionale in circa 30 Paesi, che durante il 2012 ha preso forma nelle piazze e presso i consolati ed ambasciate del Messico nei cinque continenti. In queste mobilitazioni si esigeva anche la liberazione di Alberto Patishtán Gómez, aderente alla Otra Campaña, che si trova in prigione dal 2000.

“Sanno che sono innocente e che hanno inventato il mio delitto”, ha dichiarato Sántiz López alla stampa che lo aspettava fuori dal Cereco n° 5. “Prima mi accusarono di omicidio e sono uscito dietro cauzione, poi sono restato per l’accusa di porto d’armi”.

Bisogna ricordare che il vero motivo del suo arresto era l’accusa, subito smentita, di aver partecipato in fatti violenti nella comunità di Banavil (Tenejapa), quando un gruppo di priisti aggredì famiglie simpatizzanti dell’EZLN il 4 dicembre 2011. Durante i fatti persero la vita uno degli aggressori e uno degli aggrediti, i cui resti non sono stati trovati, fatta eccezione per un braccio. Risultato di quegli avvenimenti è che tutt’oggi restano sei famiglie indigene allontanate a forza dalla loro comunità.

Tre mesi dopo, Sántiz López fu scagionato dal giudice, però una nuova accusa da parte della Procura Generale della Repubblica (PGR), per presunto possesso di arma da fuoco, lo ha obbligato alla prigionia fino ad oggi nel carcere di San Cristóbal. Questo pomeriggio alle 18, circondato da una ventina di simpatizzanti che lo applaudivano e abbracciavano, e portando un mazzo di fiori sotto la pioggerellina e nebbiolina, Sántiz López ha detto: “A Banavil mi accusò il direttore della procura indigena”.

Sin dal principio, nessuna delle accuse contro di lui poté essere provata, mentre esistevano numerose testimonianze del fatto che lui non si trovava nel luogo del delitto e che non portava nessuna arma quando fu arrestato a Tenejapa quel giorno.

Oggi ci dice che il 16 gennaio c’è stata la fuga di due persone dal carcere e che ci sono state ricerche. Uno dello PGR gli si avvicinò e disse: “Sei qui?” e aggiunse: “Non esiste nessun delitto” e continuò: “Mi hanno obbligato, dobbiamo parlare Francisco, stai calmo che ti spiego bene e ti informo chi ci ha obbligato a muoverti le accuse”. Il funzionario della PGR mi disse chiaramente: “E’ stato il ministero pubblico insieme al giudice di Tenejapa, Alonso Méndez Guzmán”.

La liberazione dello zapatista si era avvicinata ieri, quando il magistrato Leonel Jesús Hidalgo aveva ordinato di risolvere la sua situazione giuridica in 24h, tenendo conto che non erano state tenute i conto le prove esistenti a favore di Sántiz López che indicano chiaramente che non fu partecipe dei fatti di cui è accusato.

Da parte sua, il professore Alberto Patishtán Gómez, a nome dei prigionieri della Otra Campaña, ha annunciato che questa mattina realizzeranno un pellegrinaggio e una cerimonia religiosa per unirsi alla gente credente della città di San Cristóbal, per il secondo anniversario della scomparsa del vescovo Samuel Ruiz García.

Patishtán ha denunciato il nuovo direttore del carcere, Wenceslao Urbina Gutiérrez, e il contabile Flaviano Clemente Avendaño, di negargli i farmaci che deve somministrarsi da quando è stato operato per un tumore al cervello alla fine del 2012. Ha anche denunciato le pressioni ed intimidazioni da parte dei custodi ai familiari dei prigionieri della Otra Campaña, e che li privano degli alimenti che portano all’interno.

Infine esige la sua libertà e quella degli altri prigionieri della Voz del Amate e dei Solidarios de la Voz del Amate.

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