La Jornada – Giovedì 26 maggio 2011
Gli zapatisti denunciano un tentativo di esproprio a San Antonio Toniná. La proprietà si trova nelle immediate vicinanze di un sito archeologico
HERMANN BELLINGHAUSEN
La giunta di buon governo zapatista (JBG) El camino del futuro, corrispondente al caracol di La Garrucha, Chiapas, ha allertato su un nuovo tentativo di esproprio nelle vicinanze del sito archeologico di Toniná, contro un proprietario che è base di appoggio dell’EZLN. La proprietà, denominata San Antonio Toniná, appartiene legalmente e legittimamente ad Alfonso Cruz Espinosa, del municipio autonomo Francisco Gómez. Gli zapatisti accusano l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) ed il governo statale di non rispettare un accordo firmato più di due anni fa.
A febbraio di quest’anno, Cruz Espinosa era stato citato presso il giudice di distretto di Ocosingo. Ora, il magistrato “minaccia di sgomberare il compagno ed agenti di Pubblica Sicurezza si introducono nel campo senza rispetto apponendo i timbri della INAH”. La JBG dichiara che quella terra è “dell’EZLN, non del malgoverno”.
La JBG ricorda che l’11 febbraio 2009, rappresentanti dell’INAH, il governo statale ed autorità municipali firmarono un verbale di consegna-ricevimento di San Antonio Toniná al suo proprietario legittimo, dopo un conflitto scoppiato nell’aprile 2008, quando Cruz Espinosa realizzò un laghetto nella sua proprietà – “affinché i suoi animali potessero bere” – e la INAH cercò di cacciarlo, arrestarlo e fargli pagare una multa per presunti danni sui terreni della zona archeologica. Dopo l’intervento del consiglio municipale autonomo e della JBG, il delegato dell’INAH, la segretaria di Governo del Chiapas, insieme a diversi funzionari, firmarono l’accordo menzionato, col quale il problema era apparentemente risolto.
Ora, vogliono approfittare dei familiari di Cruz Espinosa, i quali, “consigliati dal malgoverno, vogliono appropriarsi delle terre per negoziarle con il malgoverno stesso”, come denuncia la giunta zapatista. Questa dichiara che la proprietà è stata recuperata con il suo intervento, “e alla fine consegnata al compagno, legalmente e di diritto, ed esistono documenti che avallano che la terra gli appartiene”.
La nuova persecuzione contro il proprietario è iniziata a febbraio di quest’anno. A sostegno della sua argomentazione, la denuncia zapatista è accompagnata da una copia dell’accordo firmato. Lì si specifica che anche le terre attigue all’accampamento dell’INAH “sono di proprietà di Alfonso Cruz Espinosa, il quale può disporre di esse senza contravvenire alle norme e regole dell’istituto”, il quale “dovrà rispettare i diritti del proprietario”, facilitare la reinstallazione dell’energia elettrica e la fornitura di acqua nella proprietà.
Le autorità autonome dichiarano: “Noi dell’EZLN ne abbiamo abbastanza delle minacce”. Ed aggiungono: “che sia chiaro al malgoverno di Felipe Calderón che queste terre recuperate sono dell’EZLN e sono per le sue basi di appoggio”. La terra “non si cede, non si compra e non si vende; la difenderemo e non permetteremo che si continuino a vessare le basi di appoggio”.
Ritengono direttamente responsabili i tre livelli del governo di qualunque azione “che attenti all’integrità fisica del compagno e della sua famiglia”. http://www.jornada.unam.mx/2011/05/26/politica/021n1pol