Il Messico che lotta, crea e cammina per una vita degna costruendo percorsi di autonomia, di resistenza e d’emancipazione é ancora una volta gravemente ferito da una repressione assassina.
Una carovana formata da una trentina di persone appartenenti a diverse organizzazioni nazionali (APPO, VOCAL, CACTUS, Section 22), da giornalisti e da osservatori internazionali, che portava la propria solidarietà ad alcune comunità indigene autonome di San Juan Copala nelle regione Triqui di Oaxaca, é stata violentemente attaccata da un gruppo paramilitare facente capo all’organizzazione UBISORT, direttamente legata al partito di governo PRI, di cui fa parte lo stesso governatore dello stato Ulises Ruiz.
L’imboscata con armi da fuoco alla carovana, organizzata per portare generi di prima necessità, materiale scolastico e acqua in una delle regioni più povere della nazione, storicamente ribelle a poteri coloniali e governi, ma caratterizzata negli ultimi anni da violenze e guerre fratricide provocate dal vecchio gioco del “dividi et impera” del governo messicano, ha causato almeno due morti (l’attivista messicana Beatriz Alberta Cariño, dell’organizzazione CACTUS e Tyri Antero Jaakkola, osservatore internazionale di nazionalità finlandese), parecchi feriti e un numero ancora indefinito di scomparsi (finalmente ritrovati).
Dopo la strage di Acteal nel 97 e i massacri di Atenco e Oaxaca nel 2006, questa drastica forma di violenza appare ormai come l’abituale metodo con il quale il Potere ha scelto di piegare qualsiasi forma di resistenza nelle zone più povere del Messico. Come una tenia insaziabile che gode della massima impunità, questa strategia, che prevede l’annientamento di chi dissente, ha profonde radici storiche che marciano al passo di razzismo, esproprio, saccheggio, supremazia e devastazione.
È quella stessa violenza sistemica che il ricco Occidente da sempre impiega in tutte le aree del pianeta colonizzabili e che il governo messicano riproduce, ora militarizzando il paese (grazie anche ai cospicui aiuti finanziari di governi
europei e statunitense), ora privatizzando e vendendo le terre alle multinazionali.
In questo ennesimo attacco altro non vediamo che il tentativo di distruggere la resistenza della comunità indigene che dal Chiapas a Oaxaca lottano per l’autonomia, per scagliarsi contro coloro che non accettano un’ulteriore forma di
colonizzazione che, tramite mega progetti internazionali, vorrebbe privarli dei loro usi e costumi e delle loro terre.
Un attacco infine per piegare la resistenza dei movimenti sociali e impedire la solidarietà internazionale.
Da parte nostra non cesseremo di portare il nostro pieno appoggio alle comunità in resistenza e la nostra completa solidarietà ai compagni e alle compagne colpite dalla repressione.
Invitiamo a manifestare la propia rabbia, a denunciare e a fare pressioni contro il governo messicano, principale colpevole di questo nuovo massacro.
Collettivo Zapatista Marisol
Collettivo Nodo Solidale
Osservatorio America Latina Xm24