A Tenejapa, Chiapas, arrestato Francisco Sántiz López, base di appoggio dell’EZLN
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 marzo. La Giunta di Buon Governo (JBG)Corazón Céntrico de los Zapatistas Delante del Mundo, con sede nel caracol di Oventic, ha denunciato l’arresto ingiustificato di Francisco Sántiz López, base di appoggio dell’EZLN nel municipio ufficiale di Tenejapa, accusato di un crimine successo quando lo stesso Lopez non si trovava sul luogo dei fatti. Il 4 dicembre 2011 era stato fermato a Tenejapa, “accusato falsamente di aver guidato una provocazione in cui era rimasto ucciso Pedro Méndez López, del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) dell’ejido Banavil”.
La cattura era stata ordinata dai giudici Alonso Méndez Guzmán e Juan Fernando Guzmán López, e da Alonso López Hernández, comandante in seconda della polizia municipale. Priíiti degli ejidos Mercedes, Santa Rosa e Banavil “hanno fatto pressione presso il pubblico ministero per far arrestare definitivamente Francisco, per soddisfare il volere dei cacicchi”. Il detenuto ha rivelato che le autorità gli avevano detto: “Ti teniamo qua un po’ per proteggerti da eventuali aggressioni da parte dei priisti”. È da allora che è rinchiudo “ed ora hanno costruito dei reati contro di lui” riportati negli atti 177/2011.
Secondo queste false accuse, Francisco si sarebbe “trovato in casa di Antonio López Girón insieme a Lorenzo e Pedro López Girón ed Alonso López Luna”, ed ognuno di loro si presume “avevano armi da fuoco”. La JBG ha concluso le proprie indagini ed appoggia le versioni del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) e dei coloni di Banavil che furono aggrediti dai priisti delle comunità citate. Durante i fatti perse la vita Pedro Méndez che, insieme ad una cinquantina di priisti “armati di bastoni, machete ed armi avevano aggredito Alonso, Antonio, Lorenzo e Pedro nelle loro case”.
I López Girón “non sono zapatisti né appartengono a qualche partito politico” ma sono innocenti, sostiene la JBG. Da parte sua, Francisco qualche ora dopo, a Tenejapa, aveva incontrato Petrona ed Anita, figlie di Alonso López Luna. “Anita sanguinava ancora per le bastonate ricevute e dissero che avevano ammazzato il loro papà e che loro erano presenti quando questo è avvenuto ed hanno denunciato gli aggressori al pubblico ministero”. Francisco ha dei testimoni che dichiarano che egli non si trovava sul luogo dei fatti: Diego Girón Hernández, Rosa Pérez Luna, Daniel Pérez Sántiz e María Girón Jiménez, che hanno già depositato le loro testimonianze.
Il Frayba ha raccolto altre testimonianze che confermano l’innocenza degli arrestati. Ciò nonostante, “i giudici, i funzionari e la commissione de diritti umani del malgoverno sono rimasti sordi ed inumani, ed è chiaro che stanno proteggendo e difendendo i veri colpevoli”.
Gli aggressori di Banavil da tempo minacciavano di espellere o ammazzare le famiglie López Girón ed Alonso López Luna, che da allora è desaparecido e si teme per la sua vita, benché le autorità non sembrano stare indagando sul caso.
“I cacicchi di queste tre comunità hanno organizzato la provocazione”, prosegue la JBG. Circa 50 uomini armati “circondarono la casa e tirarono fuori Alonso per picchiarlo. Lorenzo, suo figlio, per difenderlo, fu colpito da colpi di pistola al petto e all’inguine”. In quell’attacco “organizzato dai cacicchi morì uno degli aggressori”.
La JBG chiede la libertà immediata e incondizionata del suo compagno Francisco Sántiz e di Lorenzo López Girón, in prigione da 104 giorni. È stata offerta loro la libertà “pagando una cauzione di 32 mila pesos per l’omicidio e 40 mila per porto d’armi” ognuno. Somme che si rifiutano di pagare “perché il loro arresto è ingiusto”.
La JBG ritiene “insopportabile, inaccettabile ed inumano l’atteggiamento dei giudici, del ministero e dei malgoverni statale e federale, corrotti ed abituati a fabbricare reati e condannare persone innocenti”. Gli attacchi “violenti e assurdi”, conclude, sono contro l’autonomia delle comunità e dei municipi zapatisti; il loro obiettivo è impedire “l’esercizio del nostro diritto all’autonomia ed alla libera determinazione come popoli originari”.http://www.jornada.unam.mx/2012/03/18/politica/017n1pol