La Jornada – Venerdì 4 Febbraio 2011
Gilberto López y Rivas
In tempi di rilevazioni di documenti degli ambiti del potere, recentemente mi è passato per le mani un testo importante per capire la prospettiva strategica e le azioni tattiche dei militari messicani di fronte alla storica sollevazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale iniziata il primo gennaio del 1994. Si tratta della campagna del comando generale della VII Regione Militare della Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena) di stanza a Tuxtla Gutiérrez, Chiapas, datato ottobre di quell’anno.
Redatto da chi ostentava il nome in codice S-3 e con il lasciapassare del comandante della VII Regione Militare e del generale segretario della Difesa Nazionale, il piano stabilisce che l’obiettivo strategico-operativo è distruggere la volontà di combattere dell’EZLN, isolarlo dalla popolazione civile, ottenendo l’appoggio di questa a beneficio delle operazioni, mentre l’obiettivo tattico è distruggere e/o disorganizzare la struttura politica militare di quell’organizzazione. In tutto il documento si usano i termini di “sovversivi”, “trasgressori della legge” e “sovvertitori dell’ordine” riferiti agli zapatisti o alla sigla E.Z.L.N. Al riguardo, in quegli anni, e nella mia qualità di membro della Commissione di Concordia e Pacificazione, ricordo le ripetute affermazioni dei militari dei ranghi superiori: “in Messico c’è solo un esercito, quello messicano!”
Dopo aver esposto i propositi centrali del piano, i dirigenti dell’alto comando stabilivano quanto segue: evitare un conflitto internazionale con il Guatemala, gestire i rapporti con i mezzi di comunicazione a beneficio delle forze armate e limitare gli effetti negativi capaci di sviluppare le organizzazioni dei diritti umani e gli organismi non governativi, nazionali ed internazionali. Per fare ciò, si devono svolgere in forma coordinata azioni tattiche, di intelligenza, psicologiche, di questioni civili, tra le altre, ed una che richiama potentemente l’attenzione di chi denunciava allora l’appoggio della Sedena ai gruppi paramilitari: l’assistenza e l’organizzazione delle forze di autodifesa. Su questo argomento, si esplicita quanto segue: “Organizzare segretamente alcuni settori della popolazione civile, tra altri, allevatori, piccoli proprietari ed individui caratterizzati da un alto senso patriottico (sic), chi saranno impiegati agli ordini e a sostegno delle nostre operazioni”. Più avanti si citano allegati di riferimento che però non sono inclusi nel documento; il contenuto di uno di questo era il seguente: “Descrive attività dell’Esercito nell’addestramento ed appoggio delle forze di autodifesa o di altre organizzazioni paramilitari, che può essere il principio fondamentale della mobilitazione per le operazioni militari e di sviluppo. Comprende inoltre la consulenza e l’aiuto che si presta ad altre dipendenze del governo ed a funzionari governativi locali, municipali, statali e federali. Nel caso non esistessero forze di autodifesa, è necessario crearle”. Infine, per chi si affannava a negare la validità della nostra denuncia alla PGR riguardo all’esistenza di gruppi paramilitari addestrati ed appoggiati dall’Esercito, il piano sostiene: “Le operazioni militari includono l’addestramento di forze locali di autodifesa, affinché partecipino ai programmi di sicurezza e sviluppo”.
La lista degli alleati degli zapatisti o dei settori da neutralizzare con mezzi diversi e le misure da prendere, secondo i militari, è significativa: “In coordinamento col governo dello stato e le altre autorità, si dovrà applicare la censura ai diversi mezzi di diffusione di massa (…) I principali mezzi ad usare (per i trasgressori) continueranno ad essere la stampa nazionale e straniera, gli organismi non governativi, organizzazioni di sinistra e religiose che propugnano la teologia della liberazione”. Per la campagna offensiva si ordina: “1. – La sospensione delle garanzie individuali nell’entità: a) sgombero forzato della popolazione sotto l’influenza zapatista verso rifugi o zone di rifugio ufficiali; b) neutralizzazione dell’organizzazione e dell’attività della Diocesi di San Cristóbal del Las Casas; c) la cattura e arresto di messicani identificati con l’E.Z.L.N; d) la cattura e l’espulsione di stranieri perniciosi; (…) g) la morte o il controllo di bestiame equino e vaccino; h) la distruzione di semine e raccolti; i) l’impiego dell’autodifesa civile…1. – la rottura delle relazioni di appoggio esistenti tra la popolazione ed i trasgressori della legge”.
Anche la visione castrense dell’EZLN come organizzazione, nell’ambiente politico e militare, richiama l’attenzione: “L’auto-denominato E.Z.L.N, come ogni organizzazione maoista (sic), è costituita da una direzione politica, dalle forze armate e dalle organizzazioni di massa”, le quali sono: “la parte fondamentale ed il più importante elemento della strategia maoista, (e) si struttura con organizzazioni reali o di facciata, nei settori: magistrale, studentesco, popolare, lavorativo, etnico, religioso, contadino ed altri. In queste organizzazioni operano i comandi, le milizie messicane e le guerriglie locali”. Per l’aspetto militare dice che l’EZLN è organizzato con un comando generale, col suo stato maggiore, opera su tre fronti: nord, centro e sud, ognuno con un reggimento ed i rispettivi battaglioni, oltre ai comandi urbani e rurali (forze speciali scelte), guerriglie locali e milizie messicane, dando numeri precisi dei membri di ognuno di essi.
Il piano di questa campagna prova che, mentre il governo messicano fingeva di avviare il dialogo con i maya zapatisti, i militari spiegavano la fallita strategia di annichilimento che Zedillo ordinava il 9 febbraio 1995. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/04/index.php?section=opinion&article=025a1pol
Al compagno Samuel Ruiz