Minacce a difensori dei diritti umani.


La Jornada – Martedì 21 dicembre 2010

Il Centro Frayba denuncia aggressioni contro i suoi collaboratori

Persistono le minacce ai difensori dei diritti umani in Chiapas

Hermann Bellinghausen. San Cristóbal de las Casas, Chis., 20 dicembre. Si accumulano òe denunce di minacce, effrazioni e persecuzioni contro i difensori de diritti umani che lavorano nelle regioni indigene del Chiapas.

Ora, mentre il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) denuncia aggressioni contro i suoi collaboratori, in maniera quasi simultanea coloni choles del municipio di Tumbalá informano che l’attivista Claudia Díaz Moreno ha ricevuto minacce ed è stata oggetto di persecuzione da parte della polizia su ordine della delegata della segreteria di Governo, Ana del Carmen Valdivieso, e della presidentessa municipale Mercedes Guadalupe Solís Sánchez, “appartenenti al PAN ed a Paz y Justicia”, specificano.

Il CDHFBC ha reso noto che Julio César Pérez Ruiz, del comitato degli ex prigionieri politici Voces Inocentes ed il medico José Alejandro Meza, della Rete del Personale Medico e di Salute Mentale per l’Assistenza ai Sopravvissuti alla Tortura, collaboratori esterni del Frayba, “sono stati oggetto di sorveglianza e persecuzione in diverse occasioni qui in città”.

Pérez Ruiz, che “compie visite nelle prigioni per documentare la situazione delle persone private della libertà”, è stato seguito e fotografato ostentatamente per le strade ed in “altri luoghi”, come la facoltà di diritto, dove studia.

Da parte sua, Meza ha subito effrazioni nella sua macchina ed in casa sua. Lo scorso 7 dicembre ha trovato la sua auto aperta con un messaggio minatorio rivolto a lui. Alle due e mezza del mattino del giorno 10 ha ricevuto una chiamata: “Ciao dottore, hai una bella casa, ma si vede che non ci sei mai perché le tue piante hanno sete ed è molto in disordine, con tutti quei libri sul tavolo”, poi sono partiti gli insulti.

Tornando a casa, Meza (che forma promotori di salute a Mitzitón ed Acteal) sul suo letto ha trovato “documenti e relazioni relative alla sua attività di difensore ed alle sue collaborazioni mediche con il Frayba; dal suo computer sono state sottratte cartelle cliniche e perizie di sopravvissuti alla tortura”. Gli intrusi non hanno preso alcun oggetto di valore.

Il CDHFBC sottolinea che questi nuovi avvenimenti avvengono nel contesto di recenti minacce di morte all’attivista Margarita Martínez, di Comitán, ed a componenti del centro stesso.

Intanto, il Comitato dei Diritti Umani di Base Digna Ochoa, della zona Nord, ha trasmesso le testimonianza dei coloni del quartiere La Independencia (Tumbalá) riguardo alle “pressioni” del sindaco Solís Sánchez per far passare un canale di scolo nel loro territorio fino all’impianto di trattamento. Gli indigeni dichiarano che l’impianto è stato studiato con una capacità limitata ai bisogni del quartiere. “La gente non è d’accordo perché non è mai stato contemplato in questo modo”.

Il 16 de dicembre, la delegata di governo e l’ingegner Francisco Zavaleta, dell’impresa costruttrice del canale di scolo nei quartieri Deportiva e Calzada Villa Nueva, “hanno mandato a chiamare il giudice rurale di La Independencia, Francisco Velasco Álvaro”; con lui è arrivata Rosa Claudia Díaz Moreno. C’erano più di 30 persone di altri quartieri, agenti municipali e statali con armi a canna lunga ed un veicolo con poliziotti del ministero.

La delegata Valdivieso voleva obbligare il giudice rurale a firmare l’autorizzazione senza consultare i suoi rappresentati; ma il giudice si è rifiutato. Díaz Moreno ha accusato la funzionaria di “violare i diritti della gente”, e questa ha ordinato di fotografarla e “prendere le sue generalità”. Il Comitato “Digna Ochoa” si dice preoccupato e chiede al governo del Chiapas la sospensione di persecuzioni e minacce. http://www.jornada.unam.mx/2010/12/21/index.php?section=politica&article=018n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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