(Nodotraduzioni)
Si può definire un operativo pulito quando sono state ferite gravemente con proiettili due donne indigene che erano completamente disarmate?
Oaxaca, 3 agosto 2010
AI MEZZI DI COMUNICAZIONE
AI POPOLI DEL MESSICO E DEL MONDO
ALLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI E DEI DIRITTI UMANI
ALL’ALTRA CAMPAGNA
Il popolo degno di San Juan Copala si rivolge a voi con grande dolore affinché possiate conoscere la verità sui fatti successi alla nostra comunità venerdì scorso, 30 luglio 2010.
Quel giorno, il 30 luglio, circa 200 effettivi della polizia statale sotto il comando del Commissario Jorge Quezada sono entrati con la violenza nella nostra comunità con il pretesto di recuperare il corpo senza vita di uno dei capi paramilitari più sanguinari di questa regione. Insieme alla polizia, c’era un gruppo armato di almeno 20 paramilitari della UBISORT. Le donne della comunità, per difendere i loro figli e il loro territorio, hanno formato un muro umano per bloccare l’entrata dei militari, ma questi hanno cominciato a sparare in tutte le direzioni. Tutte si sono protette come hanno potuto, ma Selena e Adela, di cognome Ramìrez Lòpez, di 17 e 15 anni, non hanno avuto il tempo di farlo perché sono state colpite dai proiettili, rimanendo gravemente ferite. Sono state trasportate in un ospedale di Oaxaca. Oggi Selena e Adela stanno combattendo una dura battaglia contro la morte, entrambe già operate d’urgenza. Selena è stata colpita da un proiettile al polmone ed è grave, sua sorella Adela è ferita all’intestino e alla spina dorsale e c’è il forte rischio che non possa mai più camminare se si riprenderà, perché il suo caso è particolarmente grave.
Questo è L’OPERATIVO PULITO di Jorge Quezada. Questo capo di polizia avalla l’occupazione del palazzo del Comune da parte degli stessi paramilitari della UBISORT che, fino ad oggi, fanno la guardia armati di tutto punto e tengono la popolazione sotto costante minaccia. Dobbiamo ricordare che il nostro popolo è sotto l’assedio di queste forze paramilitari e criminali dell’UBISORT da più di otto mesi. Nell’ultimo mese si sono acutizzati gli attacchi verso i nostri fratelli e soprattutto contro le donne, che hanno subito attacchi fisici e minacce. Loro sono quelle che più stanno soffrendo la violenza. Ora risulta che, dopo aver ucciso i nostri compagni e compagne, proprio quelli che hanno generato quest’onda di violenza vorrebbero accusarci di questa morte, della quale noi non siamo assolutamente responsabili.
La forme di procedere di questo tipo di operativo, che sa solo reprimere i nostri compagni e il nostro popolo, sono perfettamente coerenti con lo stile di Ulises Ruiz. Ci riferiamo al modo così particolare di applicare la legge di questo criminale signore, che prima reprime e uccide per poi dopo, attraverso i media di comunicazione, dire tutto il contrario e che tutto è a posto. Anche questo caso non fa eccezione, dato che dopo essere venuto qui a reprimere, il Commissario Jorge Quezada ha dichiarato ai media che “E’ stata un’operazione pulita, non c’è stata violenza”. Si può definire un operativo pulito quando sono state ferite gravemente con proiettili due donne indigene che erano completamente disarmate? Due donne che cercavano solo di bloccare il cammino agli assassini che avanzavano con la protezione della polizia, perché sapevano che la loro presenza avrebbe generato solo più violenza e incertezza nella loro comunità?
Per questo dichiariamo responsabili della vita delle nostre sorelle e di quello che potrebbe succedere agli abitanti della nostra comunità alla Procuratrice di Stato MARIA DE LA LUZ CANDELARIA CHIÑAS, al Segretario generale EVENCIO NICOLAS MARTINEZ e al Governatore ULISES RUIZ ORTIZ, i quali ancora sostengono che entrare a San Juan Copala è pericoloso, come hanno dichiarato più volte, mentre noi cerchiamo di sollecitare un atto di umanità dato che la gente della comunità sta male e soffre la fame.
Oggi riaffermiamo al mal governo, che i popoli indigeni resistono da più di 500 anni e non sarà un gruppo di perversi del potere quello che vedrà San Juan Copala in ginocchio al suo tanto sospirato tavolo di trattativa. Sappiamo perfettamente che stiamo pagando un prezzo per il nostro rifiuto di sederci a dialogare e per aver delegittimato il segretario di governo. Riaffermiamo che il dialogo si potrà avere tra le comunità e i dirigenti “naturali” nominati in assemblea solo quando i criminali che hanno seminato il dolore nel nostro popolo saranno stati arrestati.
Infine facciamo un appello ai compagni solidali della città di Oaxaca affinché contribuiscano e aiutino la famiglia delle nostre compagne nelle forme che potranno, dato che la situazione economica e morale che stanno attraversando è particolarmente critica ed hanno bisogno del vostro aiuto.
CI IMPONGONO LA PAURA PERCHE’ NON ABBIAMO PAURA.
CON RISPETTO
LE DONNE IN RESISTENZA DI SAN JUAN COPALA