LETTERA DI IGNACIO DEL VALLE


(Trad.NodoSolidale)

Mercoledì
5 maggio 2010

Questa lettera è stata letta il 3 maggio a San Salvador Atenco
durante una manifestazione politico-culturale.

Non appena ho iniziato a scrivere le prime righe i miei pensieri
si sono accavallati e si sono trasformati in emozioni; Perché vorrei
essere con loro, per avvicinarmi e stringere la sua mano, immagino il
suo viso affettuoso e fraterno e cerco tra di loro tutti quelli che
ci hanno lasciati ma che, tuttavia, sono ancora tra di noi perché la
loro memoria li rende vivi; tra le persone, tra noi, nei popoli, in
ogni uomo o donna che alzi la voce in favore di un mondo migliore;
perché questo è stato il suo incarico, di non cedere mai più e il
nostro miglior omaggio alla sua memoria è seguire il suo esempio.Mi
permetto di dire a tutti che voi che a dispetto delle condizioni
disperate in cui si presentano gli eventi quotidiani, di fronte alla
lotta di altri compagni che sono stati messi a tacere, del livello
intollerabile che ha raggiunto l’insicurezza, la mancanza di
occupazione, la carestia dei generi di prima necessità, dobbiamo
restare in piedi e resistere.Senza dimenticare in nessun momento i
fratelli e i compagni presi, i loro familiari, coloro che sono
lontani, i sacrificati (massacrati), i loro padri.Perché non c’è
nulla che possa risarcire delle perdite e del dolore per questi
giovani che queste bestie si sono presi. Queste non sono solo parole,
perché nulla può ricucire le ferite tanto profonde che ci ha
lasciato la superbia tipica del potere (dei padroni del denaro). Non
dobbiamo rassegnarci né cedere. Al contrario dobbiamo restare saldi;
questo è un motivo in più che si aggiunge a tutte quelle situazioni
che ormai sono insopportabili, che sono l’origine che ha portato a
decidere di voler un cambiamento e di non restare a riflettere o a
valutare le nostre azioni, bisogna iniziare con la vera
partecipazione nella costruzione di una organizzazione di realtà più
ampia in cui ogni movimento di lotta non resti isolato, accettando
concessioni indegne.Capisco che può non essere facile e che richiede
una disposizione, anche di coscienza, totale. Senza cadere in gesti
di protagonismo o indifferenza. Non dobbiamo dimenticare che le cause
sono sempre le stesse, cioè i padroni del denaro, che ostentano il
loro potere a discapito del popolo lavoratore.Si sono impadroniti non
solo del frutto del lavoro del popolo ma anche delle ricchezze
naturali e non importa il conseguente degrado ambientale che lasciano
essendo unicamente interessati a rimpolpare i loro guadagni.
Impoverendo e causando le più terribili piaghe sociali come
l’alcolismo, la prostituzione, l’indigenza, lotte fra bande,
disoccupazione, emigrazione, analfabetismo, insicurezza che sono
alcune fra le tante. Repressione e morte non sono importanti per
loro, che passano sopra a qualunque cosa non sia necessario e questa
amara consapevolezza ci deriva anche dalla storia che non dobbiamo
dimenticare perché l’abbiamo già sperimentata sulla nostra pelle.E’
un motivo sufficiente per continuare a non credere che la soluzione
giungerà per opera di quelli che ci reprimono, perché questo non
accadrà mai. Perché per loro buona volontà significa guadagno, il
furto, l’inganno e sarebbero disposti persino a vendere la propria
madre.Come dicevano i compagni zapatisti: non dobbiamo chiedere il
permesso a nessuno per essere liberi.Se vogliamo che le cose cambino
dobbiamo contare solo su noi stessi e non delegare.Non dimentichiamo
che per tenerci buoni ci accontentano con la paura e lo svago
(repressione e morte).Dobbiamo continuare a costruire l’unità e
creare i nostri progetti di autosufficienza, in tutti gli ambiti,
anche i più piccoli, perché sono la base per sviluppare quelli più
grandi. Bisogna iniziare, perché non è più sufficiente avere solo
delle buone intenzioni: non importa quante volte possiamo cadere,
l’importante è rialzarsi ed andare avanti!E se procediamo a rilento
l’importante è non indugiare!Perché la fede è senza rotta e ha
bisogno di qualcuno che la guidi!Noi abbiamo qualcosa in più degli
altri: la coscienza che altri hanno perduto nelle prime battaglie e
che ci obbliga a seguire il nostro cammino.Perché non dobbiamo
restare a contemplare i nostri feriti né commiserarci davanti a
nessuno.Perché la vita non si ferma e meno che mai nelle mani di
quelli che hanno lottato per lei! Mani che sono diventate bandiere
della speranza e che smuoveranno cuori libertari!Abbiamo gli
strumenti giusti per costruire nuovi giorni di luce e libertà.Perché
nessun cammino ci porterà dove vogliamo arrivare se non lo
riconosciamo e noi già lo percorriamo dai tempi dei nostri
padri.Perché siamo il passato e il presente dei nostri
nipoti.Mantenere alte le bandiere significa mantenerci sulla retta
via.Che la memoria del passato non resti solo un atto passivo di
contemplazione, o un omaggio di dolore e tristezza: al contrario,
deve essere il segno che ci pone nel giusto cammino di lotta e unità,
di valutazione e riflessione critica e soprattutto di
partecipazione.Il vero nemico è il sistema che ci obbliga a
dipendere dai suoi interessi, amministrando le nostre vite con
concessioni misere e indegne, con repressione e morte; fa in modo che
le persone odino il posto in cui vivono, applicando delle strategie
vergognose e immorali (dividi e controllerai; la pratica del panem et
circenses; colui che paga comanda; mettono un prezzo alle tue
volontà).Ci trasforma in criminali e applica su di noi la sua legge,
ci perseguita alla luce del giorno, ci uccide, ci fa sparire, ci
deruba.E’ troppo lunga la lista dei soprusi nei confronti del
popolo.Loro ricchi di denaro e di potere – noi pieni di miseriaLoro
dicono di rappresentarci – noi senza dirittiLoro i padroni – noi
i salariati (sfruttati)Loro stanno in alto – noi stiamo in
bassoLoro i repressori – noi i repressiLoro con le loro ricchezze –
noi con la nostra povertàLoro le api regine – noi le api
operaieLoro fanno la guerra – noi siamo la carne per i cannoniLoro
le istituzioni – noi i perseguitatiNoi siamo i massacrati e i
desaparecidos – loro gli assassiniNoi siamo i ribelli, quelli che
resistono, quelli che non si rassegnano, quelli che non
dimenticano!Non so quante regole abbia la dialettica ma una di queste
parla di unità e lotta dei contrari, un ciclo che porta a un altro
in cui prevale l’equità, l’equilibrio basato sul rispetto legittimo
e naturale, concetto primordiale di convivenza tra esseri chiamati
umani. Senza dubbio a noi è toccato raccogliere quello che altri
hanno seminato e oggi ci tocca continuare a seminare e coltivare il
seme della vita.Pianta che custodisce la luce eterna che sboccerà
all’alba delle nuove generazioni.Ai compagni e alle compagne che sono
stati con noi e che ci hanno aiutati e sostenuti, che hanno fatto
proprio il nostro dolore e la nostra rabbia. A tutti/e loro va la
nostra gratitudine per sempre, per lo sprono ad andare avanti, per
ottenere quello che non è né tuo né mio ma che appartiene a tutti,
a quelli che sono qui a quelli che sono da un’altra parte, alle
persone di ieri e di oggi, a quelli che arriveranno in futuro, per
fare in modo che non sia incerto il loro arrivo, senza catene né
fasce sugli occhi, né amarezza nei loro cuori.E’ arrivato il tempo
di agire, senza chiedere il permesso a nessuno, riflettiamo,
valutiamo, proponiamo, decidiamo ma dobbiamo iniziare o continuare.
Ché la certezza arriverà solo quando i tuoi desideri smetteranno di
essere parole e diventeranno azioni.A tutte le compagne e a tutti i
compagni che lottano per il proprio diritto, in altri Paesi, a
scuola, nelle miniere, contro i licenziamenti ingiustificati, nella
foresta, in esilio, a tutte/i quelle/i che resistono lottando per il
rispetto a una vita degna e decorosa va un forte abbraccio fraterno e
di lotta senza tregua.Uniamoci e decidiamo questo cambiamento per
tutti attraverso l’unità, locale, regionale, nazionale,
internazionale, perché le crisi non le soffrono quelli che le
causano.Cosa ne sanno loro del dolore e della miseria? E’ come
parlare di tristezza ad una festa senza invitati, come parlare di
asfissia stando immersi sott’acqua.Vi esorto a riunirci e a esporre i
nostri punti di vista sul da farsi per riuscire ad agire
incisivamente nell’unità e nell’invigorimento del progetto di
nazione.Non ti chiedo di lottare per me, però ti chiedo di lottare
per te stesso, ché se lo fai è possibile che la tua lotta si
estenda a chi ti sta attorno. E senza dubbio in questo cammino ci
incontreremo.Non ti chiedo di essere come me, di imitare quello che
faccio, decidi tu e inizia ad agire su ciò che per te è importante,
che il tuo sforzo avrà i suoi frutti più saporiti.Che il tuo credo
non si basi su ciò che altri dicono, che sia il frutto dei tuoi
fallimenti e successi. Così non dovrai dipendere da nessuno perché
sarai il padrone assoluto delle tue azioni.La vita è una lotta
costante e senza interruzioni, esercizio interminabile del cuore; che
trascende la morte stessa e continua ad esistere; lo spirito, il
decidere, l’osare sta solo in te, perché se non è la tua volontà a
farti agire tu non agirai.Perché ognuno deve decidere il cammino che
preferisce seguire, anche nel caso in cui questo non porti da nessuna
parte.I giorni lieti arriveranno pieni di luce derivante dall’unione
di molti canti che leveranno il sole.Perché la tua lotta andrà
avanti, perché è già iniziata e nessuno la fermerà.Perché la
terra non si vende, si ama e si difende, né il sangue dei nostri
padri è in vendita. Marciando con i tamburi canto la voce dei
popoli. Marciando con i tamburi porto la rivoluzione. E con il macete
nella mano porto il riflesso del sole sulla sua lama. Zapata vive, la
lotta continua! Né la distanza né il tempo ci separano! Perché
così grande è la paura che hanno di noi!Saluti a tutti e tutte
quelli/e che non lo dimenticano.Né il perdono né l’oblio!

http://atencofpdt.blogspot.com/2010/05/carta-de-ignacio-del-valle.html

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