La Jornada – Sabato 3 aprile 2010
Los de Abajo
Gloria Muñoz Ramírez
A nessuno importa più la verità?
Quando e chi porrà un limite alle bugie flagranti dei "grandi"
mezzi di comunicazione? Si può mentire impunemente? Si può
trascendere dal diffondere apertamente bugie su un movimento, persona
o organizzazione? Queste bugie fanno parte dell’aggressione ufficiale
contro il movimento o la persona che si sta diffamando? Sono complici
alcuni mezzi di comunicazione dello Stato messicano? Per chi lavorano
questi media? Saranno mai responsabili delle conseguenze delle bugie
pubblicate? Molte altre domande sorgono dalla grossolana
notizia pubblicata ad otto colonne dal giornale Reforma lo scorso 27
marzo. Si è trattato di un’informazione in cui non si è mai messa
in dubbio la veridicità di alcune fotografie nelle quali si
presumeva apparisse senza cappuccio il subcomandante Marcos,
portavoce e capo militare dell’Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale (EZLN). La stessa notizia legava irresponsabilmente l’EZLN
con l’organizzazione ETA.
La notizia in questione è stata
ripresa da oltre 100 giornali ed agenzie di tutto il mondo. Nessun
media, ad eccezione dell’agenzia italiana ANSA, si è preoccupato di
mettere in discussione la veridicità delle fotografie e
dell’informazione. Nel frattempo, a San Cristóbal de las Casas e in
Italia, i parenti ed amici di Leuccio Rizzo, nome del giovane fatto
passare per il subcomandante, si allarmavano per la diffusione della
bugia e, soprattutto, si preoccupavano per l’integrità di Leuccio,
che tutti avevano riconosciuto fin da subito.
Il 1º aprile
Leuccio Rizzo dichiara apertamente che è suo il volto presentato
come quello del portavoce zapatista. Il suo chiarimento, ovviamente,
non ha trovato spazio né sul giornale che ha pubblicato la calunnia
né presso le agenzie e media che l’avevano ripresa. Il giorno dopo
la smentita, Reforma riporta la dichiarazione nelle pagine interne ed
osa dubitare dell’identità di Leuccio che descrive come "un
presunto cittadino italiano".
La cosa preoccupante di
tutto ciò è chi ha studiato e messo in moto questa calunnia e dove
vuole arrivare. A questo punto delle cose, nessuno si preoccupa più
né chiede dell’identità del capo militare zapatista, ma la falsa
informazione ha più di un destinatario, tra questi i gruppi e gli
individui di altri paesi solidali con la causa zapatista. Nessuno
dimentica le campagne xenofobe di anni fa contro di loro, con
persecuzioni ed espulsioni in massa. Come neppure dimentica il 9
febbraio 1995, quando la rivelazione della presunta identità di
Marcos fu accompagnata dall’incursione di migliaia di soldati nelle
comunità zapatiste. Tutti i media che continueranno a mentire
saranno complici di quello che accadrà.
http://www.jornada.unam.mx/2010/04/03/index.php?section=opinion&article=011o1pol
(Traduzione “Maribel” – Bergamo
http://chiapasbg.wordpress.com
)