Progetti di “riordino” delle popolazioni indigene


La Jornada – Martedì 16 Marzo 2010

CIEPAC: In Chiapas si promuove la disintegrazione mascherata
da piani di riordino

http://chiapasbg.wordpress.com/2010/03/16/chiapas-disintegrazione-comunitaria/

Hermann Bellinghausen.
San
Cristóbal de las Casas, Chis., 15 marzo.

Le cosiddette città
rurali sostenibili (CRS) sono nate da un ambizioso progetto
governativo di "riordino" della popolazione nell’ambito del
Progetto Mesoamericano che, del Messico alla Colombia, ha il suo
centro geografico e strategico proprio nelle montagne del Chiapas. E’
stato avviato nel 2007 dopo le inondazioni del fiume Ostuacán che
portarono alla costruzione della CRS San Juan de Grijalva, molto
celebrata dal governo e dalla coalizione imprenditoriale che
sponsorizzava il progetto. Il Centro di Ricerche Economiche e
Politiche di Azione Comunitaria (CIEPAC) afferma dal 2008 che si
tratta di una strategia di contrainsurgencia. I ricercatori Mariela
Zunino e Miguel Pickard denunciano che i programmi governativi "che
nei discorsi parlano dell’obiettivo dalla lotta contro la povertà e
dello sviluppo dei popoli, obbediscono invece a meccanismi di
disintegrazione comunitaria e rottura dello stile di vita
contadino-indigeno".

Sostengono che "il piano di
contrainsurgencia è mascherato dal Piano di Sviluppo Chiapas
Solidale che, lungi dal fondarsi ‘sul valore della solidarietà, nel
rispetto delle risorse naturali per le prossime generazioni’, vuole
trasformare lo stato in un ‘paradiso’ per gli investimenti" e
"l’integrazione economica neoliberista". Sotto la stessa
logica si iscrivono "il riordino del territorio, la
privatizzazione delle terre, la militarizzazione delle comunità, i
megaprogetti infrastrutturali e turistici". Il controllo di
popolazione "mira a frammentare e dissipare qualsiasi tentativo
di un modello che differisca dal modello statale" ed ha come
fine "la smobilitazione dei popoli".

Miguel Ángel
García, dell’organizzazione ambientalista Maderas del Pueblo del
Sureste, fa notare la coincidenza degli interessi di cementifici e
imprese costruttrici, prime beneficiarie di queste opere. Così, tra
i principali sponsor ci sono Cemex e Comex (industrie del cemento e
di vernici, rispettivamente).

Secondo dati ufficiali, in
Chiapas esistono 19.386 centri abitati. Di questi, 14.346 (il 74%)
avrebbero meno di 100 abitanti. Avendo stabilito che la dispersione è
la vera causa della povertà, e "deciso ad affrontare il
binomio", il governo statale lanciò il programma delle Città
Rurali Sostenibili per concentrare la gente "dispersa". La
scommessa più grande per il governo è "convincere la gente
delle campagne non solo a ricollocarsi e concentrarsi, ma a rompere
con un stile di vita millenario e, inoltre, a perdere il suo maggiore
patrimonio, la terra su cui vive". Il dilemma "era grande",
sostiene Ciepac, "ma nella logica secondo cui le crisi offrono
delle opportunità, piogge e valanghe offrirono al governo una
soluzione". La prima CRS sarebbe stata costruita per dare una
casa ai disastrati. La presente amministrazione, all’inizio annunciò
la costruzione di 25 CRS. Sembra che la meta non sarà raggiunta, ma
quella di Santiago El Pinar, negli Altos, sarà pronta entro l’anno.

Per CIEPAC, la condotta del governo del Chiapas riguardo alle
CRS mostra quanto descritto da Naomi Klein in Shock Economy: L’ascesa
del capitalismo dei disastri (2007), nel quale si descrivono "eventi
in cui le autorità di diversi paesi, con un’agenda di usurpazione
dei popoli, sfruttano i disastri per attuare misure che in altri
momenti incontrerebbero un netto rifiuto". Possono essere eventi
naturali (terremoti, uragani) o guerre e colpi di Stato, o una
combinazione di entrambi.

Gli obiettivi delle CRS, conclude
CIEPAC, fanno parte di una politica di Stato coordinata tra i diversi
livelli di governo, forze di sicurezza, settore privato ed altri
organismi, per "concentrare la popolazione rurale e, a tempo
debito, separarla dalla terra in cui vive".

(Traduzione
“Maribel” – Bergamo

http://chiapasbg.wordpress.com
)

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