Celebrazione a La Garrucha


Gloria
Muñoz Ramírez – losylasdeabajo@yahoo.com.mx

Opinión
-La Jornada | Domingo 12 de abril de 2009

È
il 10 di aprile. Via crucis e 90 anniversario della morte di Emiliano
Zapata nella comunità zapatista della Garrucha. C’è preghiera e
ricordo del Caudillo del Sud. Discorsi, musica e balli.Celestino,
della giunta di buon governo del caracol “Resistencia hacia un
nuevo amanecer”, parla del tradimento del quale fu vittima Zapata
nove decenni fa. “Tutti i governi sono traditori, ma nonostante ciò
noi siamo qui e continueremo con la nostra lotta”. Celestino
ricorda che Zapata lottò per terra e libertà per tutti i messicani.
“I grandi proprietari hanno sempre voluto farla finita con questa
lotta, ma noi continuiamo difendendo la madre terra e tutte le nostre
ricchezze”, segnala il rappresentante del governo autonomo
zapatista
La
festa è piccola, ma il nostro animo molto grande”, si scusa
Celestino. 15 anni fa in questa regione si celebrò per la prima
volta una grande sfilata pubblica dell’EZLN in occasione del 75
anniversario della morte del generale rivoluzionario. Il Votano
Zapata ha fatto la sua apparizione in un comunicato letto dal
subcomandante Marcos, dando una dimostrazione della disciplina
insurgente. Questa notte è una donna che parla. Rebecca, anche lei
integrante del governo autonomo, chiede un minuto di si silenzio in
omaggio al “nostro generale”, al quale oggi diciamo: “ il seme
di terra e libertà che seminò è stato innaffiato nel sud-est
messicano”.

Una
carovana con arie gitane convocata dal collettivo “La Karakola”,
proveniente dal centro del paese, è giunta fin nella selva. Danza
araba che si mescola con ritmi afro-cubani. Un flauto, chitarre e
percussioni. Cantanti e musicisti dell’orchestra Atipica che arrivano
dal chilango Foro de Oriente, intonano sones y corridos. Una cantante
d’opera ricorda in piena selva che questo genere iniziò nell’
“Italia de abajo” per poi in seguito venir carpita, strappata da
“los de arriba”.

Un
cielo nel quale non ci sta una stella in più, una coperta alla
soprano che intona un’aria di Puccini che sconcerta il pubblico
infantile vorticoso nel pascolo secco di aprile. Anadel ricrea una
danza per accompagnare una canzone che dice “delle cose che in
questo mondo non si potranno mai vendere ne comprare perchè son di
tutti: il sole, la pioggia, il vento, la nebbia, la luna…” L’arte
urbana si fa un tutt’uno con le radici comunitarie. Li nasce tutto,
come aveva segnalato l’entusiasta ballerina che visita queste
comunità da più di dieci anni.

Celestino
ricorda quindi le funzioni del governo autonomo, disegnato per
“condividere le soluzioni di tutti i nostri problemi”, e come
zapatisti avverte“ qui continueremo malgrado ci perseguitino con
armi e con bugie”. Rebece lo reitera con un “mio generale, ti
comunico che gli zapatisti stanno qui”.


 

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