Felipe Arizmendi: Porterà altri scontri il mancato riconoscimento degli Accordi di San Andrés


La Jornada – Mercoledì 16 febbraio 2011

Per gli zapatisti sono vigenti, dice il vescovo a 15 anni dalla loro firma

Elio Henríquez. Corrispondente. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 15 febbraio. Gli accordi di San Andrés, firmati 15 anni fa, il 16 di febbraio 1996, non devono restare ” congelati”, ha dichiarato il vescovo Felipe Arizmendi Esquivel, che ha chiesto “a tutte le parti di aprire la loroa mente ed il loro cuore e di mettersi nei panni degli indigeni per riconoscere i diritti che spettano loro”.

In unìintervista collettiva, ha aggiunto che i trattati sono delle linee per avanzare, poiché con gli accordi internazionali che il Messico ha firmato su diritti indigeni, la Costituzione federale “ne risulta un poco azzoppata”.

Arizmendi Esquivel sostiene che conflitti come quello successo nei giorni scorsi per la disputa del botteghino alle Cascate di Agua Azul, tra ejidatarios priisti ed aderenti all’Altra Campagna di San Sebastián Bachajón, municipio di Chilón – che ha provocato un morto, due feriti e 10 arresti – sono conseguenza dell’inadempimento degli accordi firmati dal governo federale e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) il 16 febbraio 1996.

“Per chi non è dell’EZLN, questi accordi non valgono, anche c’è chi li mette in pratica, anche giuridicamente; ma gli zapatisti li considerano validi, e questo crea confronti che possono arrivare allo spargimento di sangue che tutti deploriamo. Per questo conviene che si riprenda il tema”, afferma il gerarca cattolico.

(…)

Ha aggiunto che “non possiamo pensare che oggi siano assunti come si firmarono allora, perché alcune forze politiche non si fidano e pensano che se si approvassero così come sono questo produrrebbe una frattura nazionale, si legittimerebbero alcuni poteri che danneggerebbero la nazione, e quindi che bisogna discuterli, ma i fratelli zapatisti non hanno mai pensato di fondare un altro paese, ma di essere messicani come tutti, ma riconoscendo che gli indigeni hanno diritti molto particolari per la loro storia e cultura, e noi insistiamo affinché si riprendano quegli accordi come base per continuare nei dialoghi”.

Secondo Arizmendi Esquivel, “la cosa peggiore che può succedere è una rottura totale del dialogo, perché sappiamo che in questo caso si attiverebbero i mandati di cattura che furono sospesi durante i negoziati, ed in questo momento, ufficialmente il dialogo non è sospeso, ma in pausa, ma è per questioni puramente giuridiche; i pratica è come se non ci fosse niente”. http://www.jornada.unam.mx/2011/02/16/index.php?section=politica&article=025n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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