La Jornada – Lunedì 5 aprile 2010
Gustavo Esteva
L’incidente sarebbe banale e ridicolo se non fosse così minaccioso e pericoloso. Non possiamo passarci sopra.
Il 27 marzo il titolo “Desencapuchan al subcomandante Marcos” è apparso sulla prima pagina di Reforma. Firmata dallo staff editoriale, la notizia mostrava fotografie di volti scoperti, uno dei quali sarebbe stato quello del subcomandante Marcos, accompagnate da “informazioni strategiche” sullo zapatismo che un presunto disertore avrebbe consegnato al giornale.
La persona “desencapuchada” è Leuccio Rizzo, un cittadino
italiano conosciuto da diverse organizzazioni chiapaneche che ha già
denunciato l’irresponsabilità del giornale nell’utilizzo calunnioso
della sua faccia. La notizia stessa è un obbrobrio senza capo né coda.
Alla grossolana bugia che presenta Leuccio come Marcos si
aggiungono il miscuglio di immagini di più di 10 anni fa con alcune
recenti, la rivelazione di informazioni ben note come se fossero una
novità, e la divulgazione di dati sbagliati che perfino un giornalista
principiante avrebbe potuto smascherare.
Reforma si dà arie di solida capacità professionale. Dice
di verificare con rigore quanto pubblica. Questa notizia dimostra il
contrario: sembra un pessimo pezzo satirico mercenario. Non contiene
solo errori madornali, come quello di confondere i Paesi Baschi con
ETA. Ci sono incredibili disinformazioni, contraddizioni flagranti,
dati completamente obsoleti. Tutto crolla da sé e svanisce la presunta
identificazione del subcomandante Marcos del titolo.
Si possono dire molte cose di Reforma, ma non gli si può
attribuire innocenza o ingenuità. Con questa notizia falsa e malevola
ha contribuito con entusiasmo ad una manovra sporca che fa sempre di
più parte dell’intensa campagna del governo contro gli zapatisti, sia
nella forma attiva di aggressioni paramilitari e costanti vessazioni
sia nella forma indiretta della continua disinformazione alla quale si
sommano ora un centinaio di giornali che in tutto il mondo hanno
riprodotto quanto pubblicato da Reforma. Testate importanti,
alcune di prestigio, cadono nella manovra irresponsabile da questo
giornale, confermata dall’indecente arroganza con la quale ha trattato
il chiarimento di Leuccio Rizzo.
Siamo allo stesso livello infame del tradimento di Zedillo, il 9 febbraio 1995, quando insieme ai media
organizzò una campagna di sterminio degli zapatisti che la pressione
della società civile trasformò nel suo contrario: la Legge per il
Dialogo, la Negoziazione e la Pace Degna in Chiapas. Questa legge
protegge ancora lo zapatismo, ma i tre livelli di governo la violano
continuamente, insieme alla Costituzione, mano a mano che si estende lo
stato di eccezionalità non dichiarato in cui viviamo.
È tornato in circolazione in questi giorni un video che risponde puntualmente alle “rivelazioni” di Reforma. Il subcomandante
annuncia davanti alla telecamera che mostrerà una sua fotografia senza
passamontagna e poi se lo toglierà. Mostra quindi uno specchio – nel
quale ci riflettiamo – ed incomincia a togliersi il passamontagna. Una
volta sfilato completamente appare il viso di un bambino e dopo di lui,
in rapida successione, persone di tutti i colori, dimensioni e gusti
che si tolgono il loro passamontagna.
Non è niente di nuovo: circola dal 2008 su http://www.youtube.com/watch?v=qRnoJt7PTDE&feature=player_embedded. Ma è una risposta efficace alla campagna tendenziosa che vuole ridurre lo zapatismo a Marcos e “rivela” la sua “identità” – un nome o un volto. Marcos
è nato il primo gennaio 1994 e così nacque l’opportunità che lo fossimo
tutti: che tutti potessimo riparare sotto quel nome la nostra dignità e
fare di essa la bandiera della trasformazione.
Prima furono gli indigeni, ma siccome io non ero indigeno non mi
importava; poi furono i contadini, ma siccome io non ero contadino non
mi importava; quindi furono gli operai – minatori, elettricisti, altri
– ma siccome io non ero operaio non mi importava; più tardi furono gli
omosessuali, ma siccome io non ero omosessuale non mi importava; ora ce
l’hanno con me, ma ormai è troppo tardi.
Uso coscientemente questa parafrasi di alcune frasi di Niemöller che
sono diventate un classico. Non siamo davanti al tipo di fascismo
contro il quale egli le formulò nel 1946, ma quello che abbiamo davanti
può essere peggiore. Personaggi senza principi, nei giornali e nel
governo, associano i loro “ebrei” a classi intere di persone che
considerano inferiori. Vogliono sottomettere tutti con la forza delle
armi e dei media. Col pretesto del narcotraffico hanno già
militarizzato il paese ed ora preparano l’opinione pubblica per
l’estensione finale dello stato di emergenza.
Solo facendoci Marcos possiamo fermarli, prima che sia troppo tardi. http://www.jornada.unam.mx/2010/04/05/index.php?section=opinion&article=016a2pol
(Traduzione “Maribel” – Bergamo http://chiapasbg.wordpress.com )