Chiusi i Caracoles.


La Jornada – Giovedì 31 dicembre 2009

L’EZLN vince a dispetto della persecuzione del governo, si rileva nel seminario in memoria di Andrés Aubry.

Gli zapatisti chiudono i Caracoles al pubblico.

Hermann Bellinghausen, inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 30 dicembre. Alla vigilia del 16° anniversario della sollevazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), i cinque Caracoles
sono stati chiusi al pubblico. Così, uno striscione posto ad Oventic,
nella regione degli Altos, avvertiva oggi che non si riceveranno
visitatori, nazionali o internazionali fino al 2 gennaio. A Morelia,
un’insegna simile annunciava che le autorità zapatiste sono andate “in
ferie”.

Intanto, e con l’anniversario zapatista come riferimento, questa
sera ha avuto inizio in questa città il Seminario internazionale di
analisi e riflessione. Durante la prima sessione, Gustavo Esteva ha
detto: “Sono istanti di pericolo. Come bene ci diceva Andrés Aubry:
siamo in un ‘pericoloso momento di oscillazione’ che risulta tragico
perché si è rovinato o destabilizzato qualcosa che era essenziale
affinché funzionasse il sistema”.  Seguendo il filo dell’interminabile
collasso neoliberale, le recenti rivolte nel mondo (da Seattle alla
Grecia) e la repressione sempre di più brutale, lo studioso di
Unitierra-Oaxaca aggiunge:  “È l’ora dei miserabile, degli oppressi. Di
coloro che sono stati sempre esclusi dalla politica, anche se sempre
presenti nei discorsi dei politici, che oggi rivendicano un’altra
politica che li converta in protagonisti centrali della vita sociale”. 
Orbene, quando “vincono” i movimenti di resistenza? Per questi, vincere
“è fermare quello che non vogliono” (dicono no a McDonald’s, a una
diga, una strada, una politica, un governante, un regime), ma non
adottano un sé comune, come i politici ed i partiti. Anche cosí,
sottolina Esteva, ci sono sempre più lotte che costruiscono
un’alternativa, un sé, e la portano avanti.  “Nonostante
l’accerchiamento militare e l’aggressione paramilitare, sotto continuo
assedio di tutti i livelli del malgoverno, e la vessazione o
l’indifferenza delle classi politiche di tutto lo spettro ideologico,
gli zapatisti vincono nel loro territorio recuperato, nel quale hanno
creato un regime differente di vita e di governo”, ha affermato.  Ha
citato gli aymaras e quechua “che in maniera silenziosa e pacifica
hanno occupato un milione di ettari in Perù che ora coltivano secondo
le loro pratiche tradizionali e producono il 40% degli alimenti del
paese, con rendimenti molto maggiori dell’agricoltura commerciale”.
Stanno “vincendo” anche un milione di famiglie del Movimento Sin Tierra
del Brasile, insediate “su quello che fino a poco tempo fa era nelle
mani dei latifondisti”. Esteva ha insistito che “il pericolo è reale, è
stato distrutto lo stato di diritto e le classi politiche ed i loro
alleati sono in piena decomposizione morale”. E da tempo “conosciamo i
tratti criminali dei nostri governanti”.

Lo storico francese Jérome Baschet ha offerto una lettura sincronica
della parola e della pratica dell’EZLN, sostenendo che “l’autonomia
zapatista dimostra che è possibile costruire un futuro”. Ma, “che cosa
succede alle comunità, e che cosa viene dopo il capitalismo?” Baschet è
inoltre editore del libro Planeta tierra, movimientos antisistémicos, la cui presentazione ha dato origine a questo Seminario internazionale, nell’ambito del Primer coloquio internacional en memoria de Andrés Aubry
(2007). Il presentatore della sessione, Javier Matas, ha sottolineato
che il seminario “è la continuazione” di quelle riflessioni.

All’antropologa ed attivista Mercedes Olivera, che ha aperto la
conferenza collettiva celebrata oggi, tale proseguimento della
riflessione ha permesso un dialogo personale col suo amico distante
Andrés Aubry, ed ha ricordato quando lo accolse al suo arrivo in
Chiapas tre decenni fa. Ha parlato con sincerità delle differenze che
avevano, ammettendo la sua “ortodossia” militante di allora. Olivera si
sarebbe reincontrata con Aubry “alla convocazione dell’EZLN a partire
dalla sua sollevazione”. http://www.jornada.unam.mx/2009/12/31/index.php?section=politica&article=008n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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